Maria Giulia Alemanno: Yamila del Malecón,
matita copiativa, tempera e acquerello su cartone
cm 23 x 35
2010
Yamila era solita uscire nell’ora
in cui le sirene s’apprestavano a dormire.
Percorreva lentamente il Malecón,
austera e preziosa come un’ antica regina.
Da un lato la lunga striscia di case,
fresche di pittura o corrose dal tempo e dal sale.
Dall’altro il mare,
cupo come una notte
che non ha mai conosciuto la luna.
Da anni ormai, fin da quando era bambina
ed abitava in un solar di Centro Avana,
dove le voci di tutti s’intrecciavano
in un frastuono delirante
che mai lasciava tregua ai pensieri,
aveva rincorso il suono del silenzio
perché nel silenzio pensava d’incontrare gli dei.
Solo quando le era dato spartire
la linea infinita del Malecón
con l’ultimo suonatore di tromba
indifferente e solitario,
s’avvicinava all’acqua,
ascoltava le onde
e pian pian piano,
dapprima flebili poi sempre più nitide,
le giungevano le voci di Yemayá e di Olokun,
una dalla spuma l’altra dagli abissi.
E le ripetevano ogni volta ossessive la stessa frase,
che anche lei era figlia del mare
ed al mare un giorno sarebbe tornata.
Maria Giulia Alemanno
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