mercoledì 21 maggio 2014

YAMILA SUL MALECÓN DI L'AVANA



Maria Giulia Alemanno: Yamila del Malecón, 
matita copiativa, tempera e acquerello su cartone 
cm 23 x 35
2010

Yamila era solita uscire nell’ora 
in cui  le sirene s’apprestavano a dormire. 
Percorreva lentamente il Malecón, 
austera e preziosa come un’ antica regina. 
Da un lato la lunga striscia di case,  
fresche di pittura o corrose dal tempo e dal sale.
 Dall’altro il mare, 
cupo come una notte 
che non ha mai conosciuto la luna.

Da anni ormai, fin da quando era bambina 
ed abitava in un solar di Centro Avana, 
dove le voci di tutti s’intrecciavano 
in un frastuono delirante 
che mai lasciava tregua ai pensieri,  
aveva rincorso il suono del silenzio 
perché nel silenzio pensava d’incontrare gli dei. 
Solo quando le era dato spartire 
la linea infinita del Malecón  
con  l’ultimo suonatore di tromba 
indifferente e solitario, 
s’avvicinava all’acqua, 
ascoltava le onde 
e pian pian piano, 
dapprima flebili poi sempre più nitide, 
le giungevano le voci di Yemayá e di Olokun, 
una dalla spuma l’altra dagli abissi.
 E le ripetevano ogni volta  ossessive la stessa frase, 
che anche lei era figlia del mare 
ed al mare un giorno sarebbe tornata.

Maria Giulia Alemanno

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