sabato 26 dicembre 2015

UNA CIOTOLA


Ciotola
terracotta e smalti
2015

"Una ciotola per bere e per mangiare,
cosa voglio di più?
Sono un signore, disse il viandante,
vivo di nulla 
ed ho tutto".

lunedì 21 dicembre 2015

INVERNO... FABRIZIO DE ANDRÈ e, piccolissima, io


Inverno
della serie "Quattro stagioni"
acquerello e pastelli a olio su carta Fabriano
2008

E' di certo un peccato d'immodestia
quello di accostare un mio lavoro 
all'opera immensa di Fabrizio De Andrè,
ma il suo "Inverno" fa parte della mia giovinezza
e le sue atmosfere sono entrate 
anche  in questo foglio che ho dipinto da grande,
quando già se n'era andato. 
Lo sguardo assorto della ragazza
è dedicato a lui, alla sua  musica e alla sua  poesia
che hanno segnato la mia vita 
e quella di molti della mia generazione.
Siamo quel che siamo anche grazie
 alle sue note  e alle sue parole.
Gente ancora in ricerca.
Come lo è stato Faber
oltre la fine.


FABRIZIO DE ANDRE' - Inverno (videoclip - audio restaurato ...

https://www.youtube.com/watch?v=T4UFjSGjdlY31 dic 2012 - 4 min - Caricato da MONDO FABER

Inverno

Sale la nebbia sui prati bianchi 
come un cipresso nei camposanti 
un campanile che non sembra vero 
segna il confine fra la terra e il cielo. 

Ma tu che vai, ma tu rimani 
vedrai la neve se ne andrà domani 
rifioriranno le gioie passate 
col vento caldo di un'altra estate. 

Anche la luce sembra morire 
nell'ombra incerta di un divenire 
dove anche l'alba diventa sera 
e i volti sembrano teschi di cera. 

Ma tu che vai, ma tu rimani 
anche la neve morirà domani 
l'amore ancora ci passerà vicino 
nella stagione del biancospino. 

La terra stanca sotto la neve 
dorme il silenzio di un sonno greve 
l'inverno raccoglie la sua fatica 
di mille secoli, da un'alba antica. 

Ma tu che stai, perché rimani? 
Un altro inverno tornerà domani 
cadrà altra neve a consolare i campi 
cadrà altra neve sui camposanti.










mercoledì 9 dicembre 2015

IL SOSPETTOSO

Il sospettoso 
inchiostro di china e pastelli su carta
2015


Fin da piccolo 
aveva guardato la vita di traverso,
pieno di dubbi e di sospetti.
Da grande non era cambiato, anzi!
Diventato ancor più diffidente,
 il mondo gli appariva via via più obliquo,
deformato dalle cupe occhiate di un animale braccato.
In verità nessuno aveva alcuna voglia di badare a lui,
  altro buon motivo che ne giustificava l' isolamento.
Si aggirava nel labirinto
che lui stesso aveva costruito,
con l'aggiunta meticolosa di nuovi mattoni
 a muri già da tempo invalicabili.
Un labirinto fortificato al centro di una piccola isola,
senza entrate e senza uscite,
contro cui s'infrangevano le onde
e la voce inascoltata del mare.


lunedì 7 dicembre 2015

COME UN TRONCO SPIAGGIATO


Tronco spiaggiato a  Playa Jibacoa - Cuba


A volte
 è così che ti senti,
 vecchio tronco spiaggiato
che il mare ha ridotto a scultura. 
Non più fronde libere al vento
ma intrecci di legni rugosi,
anfratti, caverne
dove la sabbia s'insinua insistente.
Clessidra senza tempo,
in attesa infinita
 sulla riva.

sabato 5 dicembre 2015

DUE FUOCHI IN RISAIA


Due fuochi in risaia
pastelli a olio su carta
cm. 11,5 x 16,5
2015

Avanzano tra le stoppie
come viandanti misteriosi.
Due fuochi in risaia.
Anime che s'incontrano,
anime che si dividono.
Così è la vita.



IL PARCO ACQUERELLATO DI NADIA PRESOTTO. UNA MOSTRA PERSONALE A VERCELLI


Nadia Presotto- Acquerello


NADIA PRESOTTO

IL PARCO ACQUERELLATO

5 dicembre 2015 - 6 gennaio 2016

CASA D’ ARTE VIADEIMERCATI

Via Vibio Crispo 3

 VERCELLI

Ingresso Libero

Orari dalle 17 alle 19.30 su appuntamento

Info:

 +39 347 2554103  +39 328 672545

www.viadeimercati.it


S’ inaugura sabato 5 dicembre  2015, alle ore 17.30, la personale di Nadia Presotto “Il parco acquerellato ”,  allestita nella galleria Casa d’ Arte Viadeimercati di Vercelli, in via Vibio Crispo, 3.
L’ artista presenta una serie recente di acquerelli, nei quali viene evidenziata la poetica della luce. I toni soffusi infatti  rappresentano paesaggi visti attraverso il velo della sua sensibilità.

Scrive la  critica vercellese Luisa Facelli: 
                                                       
Acquerelli: macchie, lumeggiature, gradazioni d’intensità, più diluite oppure un poco più corpose. Con o senza disegno preparatorio sul supporto cartaceo che, impregnandosi, potrebbe giocare tiri mancini. Cosa non accaduta agli acquerelli di Nadia Presotto che bene asseconda la sensibilità porosa della carta, peraltro non appesantita da schizzi o traccia di matita, grazie alla leggerezza delle sole pennellate.
Nadia Presotto, prima di mettere mano ai suoi lavori, ricerca sempre e dà loro forma solo dopo avere frugato dentro di sé e dentro la materia. Indagine scrupolosa, in questo caso delicata nella sua liquida essenza, come l’acqua che gocciola lungo le setole del pennello.
Opere deliziose di medio formato, in cui non sono mai disgiunti tensione e studio tenace e umile, pur con consapevolezza dignitosa del valore del proprio lavoro, in grado di accogliere suggerimenti e confronti critici, mettendosi in gioco. Il percorso artistico di questi anni ha sfidato tecniche tra loro molto diverse; con lusinghieri risultati che la dicono lunga sulla sua versatilità ormai matura, come si ha modo di capire durante l’esposizione di questa serie di tavole nel luminoso e sempre raffinato spazio della ormai storica Casa d’arte Viadeimercati.
Quanto alla poetica di questi acquerelli essa risponde alla mai abbandonata tentazione per una figuratività moderna, in cui l’aspetto paesaggistico è presente, anche se ci si protende, sempre di più, verso l’astrazione sotto il profilo grafico, lieve e trasognato.
Si oscilla tra due necessità di diverso stampo “narrativo”.
La prima riflette la realtà delle colline del Monferrato, dove l’artista vive da lungo tempo, senza dimenticare il nativo verde trevigiano.
C’è, infatti, la percezione di una stessa pianura, dominata dal grande fiume, all’ombra non lontana di colli; poi terre di acque dove alberi e colture disegnano confini naturali e appartenenze a una storia diversa e ciononostante familiare.
La seconda necessità intesse una più sottile trama: la biografia delle origini si è ramificata anche nei tanti altrove dei viaggi compiuti, delle esperienze emotive che mettono radici nella memoria.
Radici perfino aeree in quei cieli che Nadia immerge nella chiarità di colori stesi con impalpabili pennellate di un rosa che è già violetto, o è già azzurrato di un grigio straniero, di un blu più raro: desideri, nostalgie di lontananze non perdute.
Negli occhi il colore del mondo, secondo il proprio vissuto, o meglio, interpretato. Il linguaggio grafico tatua il trionfo del colore che sulla grana della carta, può farsi appena più terragno, in qualche macchia più calda di giallo, di marrone, di ocra, nell’impasto cromatico pur sempre lieve di quel verde che sembra avere rubato la seta a certe piante officinali nelle ordinate aiuole del giardino di casa.
Tutto in questi acquerelli obbedisce, dunque, a un duplice dettato: ogni tavola dalle tinte più vivide, oppure più smorzate pare immersa in una soffusa atmosfera, eppure, a tratti, riconoscibile: come se la Nadia-esperta di botanica (per passione e per il lavoro di giornalista), avesse voluto ricreare il proprio personale giardino. Vero e metafisico.
O meglio ancora: il sentimento di un giardino, un Eden primordiale che ha visto la genesi di tutto; compresa quella della creatività umana, annidata in quel punto del cervello dove l’idea artistica ancora in embrione, cova in agguato il tempo sufficiente per prendere la vera forma e sbucare fuori.   
Anzi, più che un giardino, mi piace pensare a un parco vero e proprio, dove hanno germogliato talee colte ovunque.
In modo circolare, si ritorna al luogo eletto per renderci più felici: fatto il giro del mondo Nadia ne concentra le suggestioni in una tavola; dipinge nel complice diario della memoria soprattutto il suo amore per la vita, il suo entusiasmo per ciò che ama senza sbavature enfatiche, con quella misura che la guache, in particolare, sa restituire.

Nadia Presotto  ha partecipato a numerose e  importanti rassegne espositive in Italia e all’ estero, a fiere d’ arte, e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private; sono inoltre pubblicate in numerosi cataloghi.


venerdì 4 dicembre 2015

ALBERI E ROVI IN MONFERRATO COME DA BAMBINA


Monferrato. Alberi e rovi
pastelli a olio e grafite su carta
cm 11,5 x 16,5
2014
della serie Piccoli viaggi di carta


A volte mi vien voglia di disegnare
 come quando ero bambina.
"Guardatevi intorno, diceva la maestra
cosa vi colpisce?"
A me piacevano gli alberi spogli
coi loro intrighi di rami che tagliavano l'aria,
e i rovi aggrovigliati, ormai senza more.
Le colline le vedevo rotonde,
levigate pance materne,
e così le riproducevo sui quaderni di bella.
Cercavo già allora i sentimenti dei luoghi
e i racconti nascosti nei boschi più folti.
Come dire, si cambia
ma nel profondo rimaniamo gli stessi.


martedì 1 dicembre 2015

STUDIO PER FIGURANTE n.1


Studio per figurante n.1
matita a più colori su carta
cm 16,5 x 11, 5
2015

In fondo siamo tutti figuranti.
Anche quelli che si credono 
potenti,
invincibili,
immortali
sono solo comparse trasparenti
che passano
e svaniscono
sul grande schermo della vita.


lunedì 30 novembre 2015

VOGLIA DI MARE. LIGURIA DALL'ALTO


Liguria dall'alto n.1
pastelli a olio e grafite su carta
cm 11,5 x 16,5
2015
Della serie "Piccoli viaggi di carta"

Nel freddo che avanza
cresce la voglia di mare
e di paesaggi amici.
Liguria dall'alto, 
appena passata Genova
 in viaggio verso le montagne,
e poi le colline
e poi le pianure del Piemonte.
C'era una luce amorevole
quel giorno,
legava il mare agli ulivi.
Ma non la vela bianca
che lenta
 scivolava
libera.



giovedì 26 novembre 2015

PICCOLA YEMAYA NEL MARE DI PLAYA SANTA MARÍA


Mar de Playa Santa María -Cuba


Piccola, piccola
ma pronta ad affrontare la forza delle onde,
Yemayá Konlá sognava di sfidare tempeste e burrasche
su grandi velieri dipinti dagli arcobaleni di Ochumare.
Giocava per ore con la sabbia e con la spuma 
 aspettando serena l'arrivo delle alghe e dei coralli
con cui, seppur bambina, già amava agghindarsi.
E sempre, portando all'orecchio 
le conchiglie dal ventre rosa che le regalava la marea,
ascoltava il richiamo remoto dell'Africa
che insistente la invitava a tornare. 



mercoledì 25 novembre 2015

IL MUSEO DELLA PIOGGIA di RENATO SCAGLIOLA aperto per una sera in FRAZIONE DEVEYS di EXILLES (Torino)

Sacro e profano in ordine sparso in una sala del Museo della pioggia

Sabato 28 novembre 2015, ore 21.00

Ex scuola della Frazione Deveys di Exilles (Torino)

Presentazione del libro di

Renato Scagliola 

IL MUSEO DELLA PIOGGIA

e altre realtà aumentate" 

(Giancarlo Zedde Editore)

 Intrattenimento musicale con i Cantambanchi 
e letture a cura degli attori di ArTeMuDa. 

Ingresso libero

In collaborazione con L'Associazione Funtana Dla Vi - Amici del Deveys e l'ASD L'Ombelico di Valsusa.

Nella stessa serata, in occasione della giornata nazionale del tesseramento ANPI, sarà presente un banco informativo dell'ANPI sezione Chiomonte-Alta Valle di Susa con la possibilità di iscriversi all'ANPI 
per il 2016.


 Dalle 23.30 alle 5.30 della domenica sarà possibile assistere alle fasi di distillazione della grappa presso l'Alambicco Consortile di Deveys.

Possibilità di merenda sinoira presso "Il Gigante e la Gallina"
Per prenotazioni tel 338.1921399/345.4293629.


INFO: 335-7669611, artemuda@yahoo.it


Renato Scagliola, giornalista e cantambanco doc, nel museo della pioggia.


A proposito di distillati,  ecco un assaggio da "La grappa alla vipera" il secondo libro di Renato Scagliola. Sapori forti e conviviali adatti al freddo che avanza.




APOLOGIA DELL’AGLIO !



Ecco una elegia, una dedica, un’apologia e la teologia dell’aglio, un poemetto in prosa che per questo è detto prosaico. ..L’aglio nasce sottoterra dove diventa un giovanotto nerboruto, e si prende per chiara fama l’aggettivo di ctonio. Ma non Antonio, ctonio, con la c, come cutu, una parola greca che vuol dire sotterraneo, appartenente all’abisso, anche se l’abisso sta dieci centimetri sottoterra nell’orto, una parola mai sentita che piace soprattutto a Ceronetti che la mette ogni tanto a tradimento e obbliga a prendere il vocabolario che a quei  dei filosofi le piace solo le parole che non conosce nessuno.
 è la cultura.

Chi non lo piace l’aglio era sospetto di eresia già ai tempi dell’inquisizione, e la storia insegna che era obbligatorio coltivarlo già nel medioevo nel ducato di Savoia, perchè scacciava le streghe e anche i vermi, che gli mettevano una treccia al collo dei bambini, e chi non lo sa, diciamo che è buono anche contro i tumori, abbassa la pressione, combatte il colesterolo, ammazza le camole e le boje panatere, e guarisce anche la candida, che è quella malattia che le viene a ciulare nella neve o nella farina, mentre a farlo nella tornitura o sull’incudine, viene il tetano. Chiusa parentesi.

E poi si racconta che la prima bagna cauda l’hanno fatta ad Albugnano, con l’olio di noci - e per grazia ricevuta hanno fondato l’abbazia di Vezzolano - che oltre a essere una pietanza sopraffina, serviva anche a guarire dalla peste, e ancora oggi è meglio della penicillina, perchè tonifica, santifica, slunga e slarga, fa chersi la barba e strens la bernarda. Tanto che lo fanno anche in pastiglie e perfino in supposte, anche se non c’è paragone, fra mettersi una supposta e mangiare una bagna cauda. Per dire.
L’aglio è altamente diffuso in natura, nel vocabolario, e nelle carte topografiche anche se nascosto e imprevedibile. Una roba magica, basta pensare a Cagliostro! Qualcuno dice che è di sinistra, ma di sicuro non si sa. Comunque a Berlusconi non piace. Non è una prova, ma un indizio sì.

Comunque è il mangiare preferito dal fabbro ferraio, il forgiairon, come testimonia il maglio, e anche del muratore quando deve fare un muraglione, e ci sono dei paesi altamente rispettabili dove si va volentieri a cantare e fare merenda, come Maglione, che serve anche d’inverno quando fa freddo, e Caraglio nella magnifica provincia di Cuneo dove tutti suonano la ghironda, e a Richiaglio, che nessuno sa dov’è, ma è un posto nascostissimo, piccolissimo, nelle valli di Lanzo, dove ci sono montanari gentili, anzi quasi nessuno, e devi andare apposta e se non sai la strada non vai e non torni neanche più indietro, e sei sperso come fossi nel Ladak nel silenzio solitario, con solo la voce di qualche beru, che neanche il campanile mezzo diroccato suona più, che la campana l’hanno rubata in tempo di guerra. E infine i vecchi lo raccontano ancora quanto fu tossico e indigesto quando Cadorna mandò i bravi alpini allo sbaraglio.
E non sembra vero, ma ci piace anche andare ad Agliè, perché non è solo un paese ducale, ma era l’antico grido di guerra dei contadini canavesani coltivatori di aglio che gridavano: <agliè, agliè, andona a plè> .

E infine pensate alla meraviglia della soma d’aj, cibo epico e barbarico, che è anche una coppia di parole che sembrano un mantra tibetano, come dire un’invocazione, e invece è una pietanza che una volta era dei poveri e adesso è una specialità dello slow food che la espongono anche al Lingotto, e gli americani quando strofinano una fisca sopra le bergnoccole di una biova o di una grissia e la assaggiano gli gira la testa e rimangono sborditi e dicono my God , e non vanno mai più da mc donald, e gridano che Bush è un balengo (che magari è anche vero), e i francesi le girano le balle perchè non l’hanno inventato loro. …….