martedì 30 giugno 2015

NINNA NANNA PER IL BIMBO DI CRETA NELLA CASA DI PITA


Bimbo di creta dormiente a Frassinello (Al) nella casa di Pita

Ninna nanna in pieno giorno
c'è la quiete tutt'intorno,
non c'è sangue, non c'è guerra
solo pace sulla terra.

E' un bel sogno bimbo mio
lo sa il cielo, lo so io.
Ma tu dormi, non pensare,
la tua nanna devi fare
mentre il mondo va in rovina
sogna il gallo là in collina,
e la chioccia che accudisce,
amorevole nutrice,
un asilo di pulcini
tutti in fila, ben vicini.

Ninna nanna in pieno giorno
c'è la quiete tutt'intorno,
non c'è sangue, non c'è guerra,
solo pace sulla terra.

Solo pace, solo amore,
solo gente di buon cuore,
Ninna nanna di mattina
l'illusione è più vicina
d'una vita senza inganni
senza pene, senza affanni.
Una vita di dolcezze,
gran sorrisi, tenerezze.

Ninna nanna bambinello
non svegliarti sul più bello.

Lella per Pita, giocando con le parole
come un tempo, insieme, a Frassinello





lunedì 29 giugno 2015

PENSIERI INTORNO AI FIORI BIANCHI E ROSSI DI UNA CASETTA IN CANADÀ


Fiori d'ingresso- L'Épiphanie, Québec (Canada)


Ci vuole davvero poco per rendere bella una casa,
un pizzico di fantasia, 
 una minimo di buon gusto.
La composizione di fiori bianchi e rossi 
all'ingresso di questa casetta in Canadà
ci dice che chi la abita
conosce e pratica
 le regole della gentilezza e dell'armonia.
Non si tratta di una dimora ricca
ma lo è senz'altro d'amore e di bellezza.
Il bianco richiama il contorno della porta,
il rosso s'accompagna al vecchio rivestimento in legno
 ridipinto con l'arrivo dell'estate.
L'Eleganza rifugge l'ostentazione,
ama l'essenzialità delle scelte minimali.
Niente vasi in finto rame,
niente Veneri in giardino
e - pietà!- 
 neppure l'ombra di colonne corinzie
su muri in poroton nuovi di zecca.
Sembra un pensiero ovvio
ma non lo è affatto.
Basta guardarsi intorno
per accorgersi di essere immersi
in una selva di costosissimo obbrobri.
La volgarità eretta a sistema.... 
Solo una vita semplice ci salverà.



domenica 28 giugno 2015

LA CALDA ESTATE DELL'OTTAVO NANO


Uno degli otto nani dello zio Sandrot. 
Via Clerico, Crescentino (Vercelli)


Nella casa dello zio Sandrot i nani sono sempre stati otto,
otto e senza nome.
Questo, quarta sentinella su via Clerico,
 per noi bambini era semplicemente 
" il Nano col fiasco".
 Allora, come tutti i suoi compagni, 
indossava abiti lucidi e allegri
ma il tempo ha ingrigito anche lui,
proprio com'è accaduto ai templi greci 
che ora stentiamo ad immaginare
dipinti con colori sgargianti.
Meglio così. 
Con gli altri guardiani della casa dello zio Sandrot
è ormai diventato una statua classica.
Da piccoli pensavamo che avesse gli occhi a mezz'asta
per via del vino che beveva di nascosto.
Nessuno di noi l'aveva mai visto all'opera
ma i grandi ci assicuravano che qualcuno in famiglia 
- per piemontese riservatezza non ci rivelarono mai chi-
sapeva che era solito tracannare
barbera e grignolino
non appena calava la notte.
Ci cascavamo tutti,
 dato che per pigrizia o per beata ingenuità 
 non mettevamo mai in dubbio nulla,
neppure l'esistenza di Babbo Natale.
In estate quell'aria appisolata 
diventava ancor più evidente
per via del caldo che picchiava senza pietà 
per ore e ore e ore.
Era così intontito che, se avesse potuto parlare, 
avrebbe biascicato parole senza senso, 
malamente arrotolate sulla lingua
come cordini cosparsi di nodi.
Non era un tipo che dava confidenza, lui, 
a differenza del " Nano sul fungo",
il fumatore di pipa che presidiava il viale
e sapeva sempre tutto di tutti.
Ma un certo fascino l'aveva,
specie quando la sua figuretta rotonda
si stagliava contro le plastiche foglie del fico
e le ortensie rosa lacca dello sfondo.
Allora appariva persino più gioviale,
 quasi amabile.
 Forse un giorno ci avrebbe regalato un sorriso. 




sabato 27 giugno 2015

RICOMINCIARE DA UN TRAMONTO


Tramonto su L'Épiphanie- Québec, Canada


Per qualche giorno sono rimasta lontana da internet,
e sinceramente non mi è mancato.
Mi sono guardata intorno,
 in basso,
 in alto.
Il mondo gira intorno ai nostri occhi 
e troppo spesso ci scordiamo che 
anche senza rete si vive. 
E quando si riprende a comunicare 
con i potenti mezzi che la tecnologia ci offre,
è bene farlo senza frenesia,
evocando
 cieli incandescenti
e boschi che diventano presto neri.
In pace,
quasi recitando un mantra
il ricordo si fa parola
mentre cala la notte.




lunedì 15 giugno 2015

I CANTAMBANCHI A LANZO RICORDANO PEREMPRUNER E PARLANO DEI LIBRI DI SCAGLIOLA


Venerdì 19 giugno, ore 21

ALBERGO TORINO

via Umberto I,  45

LANZO TORINESE

Concerto folk dei CANTAMBANCHI

per i vent'anni dalla morte di Giancarlo Perempruner,
cittadino di Lanzo 
 nei suoi ultimi anni di vita.

E chiacchiere e illazioni su due libri di 
Renato Scagliola


La Grappa alla Vipera 
e
Il Museo della pioggia


dedicati all'amico scomparso.

Interviene Flavio Giacchero di Viù, giovane musicista, 
allievo e sodale di Giancarlo tanti anni fa.



  ingresso libero

*

lunedì 8 giugno 2015

E SONO 15.000 VISITE CARISSIMI HACKERS!


Viole del pensiero per gli hackers

Bene! Alle 23.29 dell'8 giugno 2015 le visite di questo piccolo blog sono arrivate a 15.000! Mi dispiace per voi, carissimi hackers che lo scorso anno avete distrutto tutto il mio lavoro, qui, su Youtube, sul mio account gmail, su Facebook, Picasa e molto altro. 
Quelli come me, dopo una sosta per legittimo sconforto, tornano a correre e a produrre.... tanto per dirvi che sarete sempre sconfitti.
E' vero: Google non mi ha aiutata per nulla. L'ho già scritto ma lo ripeto: il paradosso è che per tentare di comunicare con il colosso della rete occorre mandare un fax alla casa madre in California sapendo che nessuno ti risponderà mai! Credo che tanti altri abbiano avuto il mio stesso problema. Se ne parla ahimè troppo poco... e poco si riesce a fare. Ormai l'abbiamo capito: ci vogliono connessi ma soli... e invece dovremmo unirci se davvero il villaggio è, come dicono, globale. 
E comunque, carissimi hackers, 15.000 visite per una che non spinge sull'acceleratore, sono un bel traguardo. Era solo per farvelo sapere. Stasera. Poco prima della mezzanotte. Brindo alla vostra sconfitta. Dovunque voi siate. 
Salute! Naturalmente la mia.

ELVIRA E IL PRINCIPE AZZURRO


Elvira
Inchiostro di china su carta
cm 16,5 x 11,5
2013
della serie Piccole donne di carta

Elvira si chiedeva
se il principe azzurro 
sarebbe arrivato trionfante a cavallo
oppure a piedi,
camuffato da povero pellegrino.
Aveva letto delle due possibilità
in un libro di favole antico
e ci credeva.
Non ne vide mai uno 
con nessun tipo di mantello,
ma per tutta la vita
pensò che era passato una notte di luna calante
ed era stato così discreto da non svegliarla.
Un vero gentiluomo, il suo principe,
a cavallo o a piedi,
signore dai nobili pensieri.



domenica 7 giugno 2015

UNA LAVAGNA A RIGHE


Sulla lavagna
penna a sfera su foglietto - elaborazione al computer
forse 2000

Se la memoria non mi tradisce,
 la nostra lavagna delle elementari aveva due facce,
 una completamente nera 
l'altra a quadretti,
come se solo i numeri avesse diritto ad essere contenuti in grate.
Le lettere no, rischiavano di fluttuare libere,  
e per andare dritto, cosa che ci veniva richiesto,
dovevamo arrangiarci. 
Gli ottimisti tendevano verso l'alto,
i pessimisti erano attratti dal precipizio
dell'angolo inferiore destro,
i semplicemente disordinati proponevano percorsi zigzaganti.
I più equilibrati - 
che piacevano tanto alla maestra
 e molto meno ai compagni, 
conoscevano l'arte di  far scorrere le parole
su righe inesistenti,
come treni su binari che portavano senza soste a Porta Nuova.
Erano gli ordinati per eccellenza, 
quelli che  stavano perennemente con la mano alzata.
Carla Io-lo-so
Alberto Io-lo-so....
sapevano tutto,
 tranne che li trovavamo odiosi.
Questa mia ideale lavagna a righe
non è certo per loro.
E' per  quei miei compagni 
che andavano storto,
scrivevano Guglielmo senza g 
e cuore con la q
con calligrafia, diciamo, creativa.
La maestra li tollerava appena.
Io invece li trovavo divertenti,
alternativi, quasi irresistibili.
Chissà che ne è stato della loro vita...


giovedì 4 giugno 2015

SATURA DI IMMAGINI E PAROLE


Pietra dormiente sopra San Giorio (Valle di Susa)
pastelli a olio e tempera su carta
cm 11,5 x 16,5
della serie Piccoli viaggi di carta
2014

Per qualche tempo non ho più scritto... sì, è vero, avevo tanto da fare, dovevo battagliare su molti fronti, trovare soluzioni.
Ma non era soltanto questo. Mi sentivo satura d'immagini e parole.
Una sensazione sgradevole, una nausea leggera ma persistente. Quando è così occorre scendere dalla barca, tornare coi piedi per terra, tentare di ragionare. 
Ho sentito una signora di mezza età, iperattiva, perennemente di corsa nelle sue scarpe d'atleta -scarpe anche mentali-  sentenziare, davanti al marito operato all'anca, immobile nel suo anonimo letto d'ospedale: "Io sono sempre connessa. 24 ore su 24" E intanto  tra  un cucchiaio di minestrina e una forchettata di purè  somministrati distrattamente al meschino, con dita agilissime da pianista, digitava una valanga di messaggi a chissà chi sul suo inseparabile smartphone... 

Smartphone for stupid people - ho letto da qualche parte. E questa mi è proprio piaciuta.

Lui la guardava con occhi da cocker, indeciso se ridere, o piangere o provare ad incazzarsi. Privo di forze. Annientato. E non certo dall'operazione che era stata in fondo, non fosse stato per il fastidio del catetere, un gioco da ragazzi. Stare con una perennemente connessa deve essere un supplizio medioevale, goccia su goccia, giorno dopo giorno, distruttivo, logorante. Credo che il pover'uomo  abbia accolto i momenti di non visita come un paradisiaco sollievo. Solo con se stesso, meravigliosamente solo. Finalmente!Ahhhhh!

Che meraviglia essere sconnessi! Starsene lì a guardare il vuoto, nessuna frase da Bignami dei sentimenti, nessuna foto dei resti dell'ultima cena con tanto di macchie unte e bisunte sulla tovaglia a quadretti, nessun memorabile ricordo di viaggio di amici sconosciuti, nessun video sulle prodezze in parapendio del cugino della zia della sorella della Gina - scapolo - nessun selfie con orribile bastone, nessuna cura miracolosa dei brufoli e delle emorroidi. Nient'altro che il suono della propria solitudine.
Diciamocelo: una pausa ogni tanto è doverosa in questo mondo perverso che ci vuole tutti amici ma tragicamente soli. C'è chi conta i "mi piace" pensando che fare il  pieno di gratificazioni  renda più forti e felici, c'è chi è convinto che iscriversi a un gruppo spalanchi miracolosamente le finestre sull'isola che non c'è. 
Pubblichiamo tutti troppo, anneghiamo in fiumi di immagini, suoni, parole. Tutti. Me compresa, naturalmente. E allora occorre staccare ogni tanto la spina e fare come i pastori in montagna che non si annoiano mai a guardare le cime, le pietraie, le nubi che passano. E come loro imparare ad ascoltare il vento, il borbottio di un ruscello, il fruscio delle foglie secche al proprio avanzare nel bosco. Riscoprire altre forme di comunicazione. 
Sarà così difficile? Sarà forse diventato impossibile? Non credo che i passeri, i galli cedroni, i gufi e le poiane siano perennemente connessi. Ma c'è da scommettere che comunicano bene lo stesso.