sabato 7 giugno 2014

PLUMERIA E IL BIANCO




Maria Giulia Alemanno © Plumeria
inchiostri di china su carta
cm 21 x 15
2014


Benchè non fosse un'iniziata,  
Plumeria amava vestirsi di bianco.
Era sempre stato così, fin da piccola,
quando la nonna paterna le aveva confezionato 
il primo abitino con uno scampolo di piquet 
che aveva poi ricamato a nido d'api sul davanti,
bianco su bianco,
incantevole.
Non c'è dubbio che in questa sua scelta radicale
avessero avuto una forte influenza anche i racconti della madre, 
che  le aveva dato il nome rarissimo di Plumeria,
 per poter ricordare, tramite lei, 
il primo fiore carnoso, 
naturalmente bianco,
  regalatole da Andrés, 
il giovane "guajiro" dalla pelle ambrata,
destinato a diventare suo marito.
La madre le parlava poi sempre 
delle lenzuola candide stese ad asciugare 
nella prima "finca" che lei e Andrés 
erano riusciti a conquistare col sudore della fronte,
lungo la strada che conduceva a Cardenas,
una costruzione senza pretese col tetto di paglia
ed i muri dipinti di calce bianca, 
che ad entrambi sembrava una reggia,
tanto il loro amore riusciva 
a nobilitare la realtà più modesta.
"Eravamo un re e una regina in un castello
 circondato dalle palme reali
- era solita ripeterle-
E dovevi vedere che bellezza 
le nostre lenzuola bianche
gonfiate dal vento! 
Sembravano bandiere di Obatalá,
o vele di galeoni pronti a salpare
alla conquista delle Indie".
Quando crebbe, Plumeria prese a consegnare i propri desideri
alle nuvole che attraversavano  cieli saturi d'azzurro
 e presto imparò ad  identificarsi con una nube algida
così da poter affidare, per maggior sicurezza,
i propri sogni soltanto a se stessa.
La sua vita scorreva serena,
arricchendosi ora dopo ora
di pensieri elevati,
nei quali il bianco
si trasformava in purissima luce.



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