Maria Giulia Alemanno © Plumeria
inchiostri di china su cartacm 21 x 15
2014
Benchè non fosse un'iniziata,
Plumeria amava vestirsi di bianco.
Era sempre stato così, fin da piccola,
quando la nonna paterna le aveva confezionato
il primo abitino con uno scampolo di piquet
che aveva poi ricamato a nido d'api sul davanti,
bianco su bianco,
incantevole.
Non c'è dubbio che in questa sua scelta radicale
avessero avuto una forte influenza anche i racconti della madre,
che le aveva dato il nome rarissimo di Plumeria,
per poter ricordare, tramite lei,
il primo fiore carnoso,
naturalmente bianco,
regalatole da Andrés,
il giovane "guajiro" dalla pelle ambrata,
destinato a diventare suo marito.
La madre le parlava poi sempre
delle lenzuola candide stese ad asciugare
nella prima "finca" che lei e Andrés
erano riusciti a conquistare col sudore della fronte,
lungo la strada che conduceva a Cardenas,
una costruzione senza pretese col tetto di paglia
ed i muri dipinti di calce bianca,
che ad entrambi sembrava una reggia,
tanto il loro amore riusciva
a nobilitare la realtà più modesta.
"Eravamo un re e una regina in un castello
circondato dalle palme reali
- era solita ripeterle-
E dovevi vedere che bellezza
le nostre lenzuola bianche
gonfiate dal vento!
Sembravano bandiere di Obatalá,
o vele di galeoni pronti a salpare
alla conquista delle Indie".
Quando crebbe, Plumeria prese a consegnare i propri desideri
alle nuvole che attraversavano cieli saturi d'azzurro
e presto imparò ad identificarsi con una nube algida
così da poter affidare, per maggior sicurezza,
i propri sogni soltanto a se stessa.
La sua vita scorreva serena,
arricchendosi ora dopo ora
di pensieri elevati,
nei quali il bianco
si trasformava in purissima luce.
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