sabato 21 marzo 2015

VIOLE DEL MIO GIARDINO E DELLA MIA GIOVINEZZA


Violette del mio giardino


Quando, maestre di discrezione,
 sbocciano negli angoli del giardino,
il ricordo va alla mia vita di bambina in campagna,
scandita da piccoli gesti.
 Era un tenero rito raccogliere 
quelle con il gambo più lungo ed elegante
e farne mazzetti fitti, fitti,
da portare alla mamma e alla nonna.
La prima non ha dubbi:
" Bene! Le offriamo alla Madonna".
L'altra mi abbraccia:
" Le mettiamo davanti alla foto del nonno
che le viole me le regalava ad ogni primavera.
Erano un segno d'amore..." - sospira.
Mai che una delle due commentasse:
"Che meraviglia! Sono tutte per me..."
La Madonna e il nonno avevano sempre la precedenza,
era fuor di discussione.
Nonostante un accenno di legittimo sconforto,
poiché proprio non capivo
 l'abitudine delle donne di casa 
di dirottare i segni del mio affetto,
continuai per anni e con costanza certosina 
a confezionare i miei mazzolini.
Il profumo delle violette era inebriante,
(più tardi l'avrei definito erotico),
ed i petali di velluto,
  carnosi. Irresistibili.
Il tempo ne ha intensificato il potere evocativo.
Ne basta una per ridarmi 
la gioia della rinascita di quelle primavere,
annunciata dal ritorno delle rondini in cortile.
E la perfezione delle loro foglie a forma di cuore 
di lucido verde smeraldo
continua a stupirmi e a confermarmi che,
 se non sempre nella vita,  
i bei cuori si possono trovare riuniti 
nell'ombra di un giardino. 


Nessun commento:

Posta un commento