lunedì 30 marzo 2015

I TIRÀ....LE TIRÀ... LA DOLCE PASQUA DI CRESCENTINO


i tirà...le tirà... dolcezze di Crescentino (Vercelli)

TIRÀ

Da quando mi ricordo, e di acqua ne è passata sotto il ponte del Po, sulle tavole di  Pasqua a Crescentino non sono mai mancati  i TIRÀ. Qualcuno li chiama  le TIRÀ, e comunque, al di là del genere maschile o femminile, tutti ne vanno ghiotti ed è questo l’incontestabile dato unificante. Sono dolci rustici, simili a minuscole pagnottelle che i bambini intingono volentieri nel latte ed i grandi nel vin santo o nel marsala. 

Un tempo le donne li preparavano nelle proprie cucine per poi  portarli  a cuocere  nei forni comuni,  luoghi d’aggregazione privilegiati per il fitto intreccio di  notizie e pettegolezzi. Ora questi gesti, per secoli riproposti, appartengono alla storia locale ma è bello ed importante rievocarli affinché non si perdano irrimediabilmente nelle ceneri della dimenticanza.    
   
In periodo pasquale Piera Torrè ripete da sempre la ricetta insegnatale  dalla madre Eglantina Ottino scesa negli anni 30,  per amore di suo padre Andrea, dalle colline del Valentino di Verrua Savoia alla Frazione Galli di Crescentino. Ad Eglantina, a sua volta, l’aveva tramandata la suocera che forse l’aveva ereditata dalla mamma. Immaginiamo dunque i nostri “tirà” allineati sul tavolo in legno di una cucina ottocentesca dalla volta a botte, le finestre piccole ed il  grande camino.       
   
 Ingredienti:

1 kg di  FARINA 
3,5 hg  di ZUCCHERO                                                                             
3,5 hg BURRO                                                                                    
6 UOVA (4 INTERE , 2 SOLO IL TUORLO)                                                                                       
LA SCORZA DI 2 LIMONI GRATTUGIATI                                                        
LA SCORZA DI MEZZA ARANCIA  GRATTUGIATA
1 BICCHIERINO DI LIQUORE DOLCE
UN PIZZICO DI NOCE MOSCATA
2 BUSTINE DI LIEVITO VANIGLIATO

Si impastano tutti gli ingredienti come per fare la pasta frolla. Si ricavano poi dei filoni  della larghezza di circa 4 cm e li si suddivide in piccoli pani. Li si pizzica leggermente  sui due lati come per formare una grande caramella e li si spolvera di zucchero. Li si mette in forno a 180 ° per mezz’ora circa. E voilà.







Benché la  ricetta originale preveda solo la scorza grattugiata di mezza arancia, Piera  ogni volta trasgredisce  per accontentare il marito Domenico Bottino, personaggio mitico di Crescentino: non solo è lui che ha decorato per una vita  quasi tutte le case del paese, ma ha cantato meravigliosamente in chiese  e  teatri ed anche  recitato la parte di se stesso nel bel film  di Giovanni Mangiano: “Il mare non bagna le nuvole” ambientato nelle nostre terre d’acqua e  sulle colline oltre il grande fiume. E passi dunque la trasgressione della  scorza di un’ arancia intera  per la gioia del nostro artista che non rinuncia mai ai suoi tirà, specie quando parte per andare a pesca. Riposti in una scatola di latta si conservano infatti per alcuni mesi. Sono buoni, energetici e friabili. E con loro, non solo per Domenico, la festa continua oltre la Pasqua.

Maria Giulia Alemanno


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