domenica 22 febbraio 2015

"ROSA PENSOSA" nel racconto di FRANCESCO CUSANNO, FilmMaker


Rosa pensosa, particolare


Ricordate?


Rosa guardava dalla finestra 

pensosa.
Ognuno cucia per lei 
il proprio racconto.
Non necessariamente rosa.

Era il breve testo legato ad un mio disegno pubblicato qualche tempo fa, che ora vi ripropongo. Un testo ed anche un invito ad impossessarsi di una immagine per darle altra vita attraverso le proprie parole. 
Mi rendo ora conto che non si tratta di un semplice gioco. E' un invito a comunicare, ad unire i nostri racconti, regalando a Rosa- e ad altre figure che la seguiranno, se mi seguirete- nuove vite che ci uniranno attraverso le maglie della rete.
Che Rosa non sia soltanto una mia creatura l'ha capito molto bene Francesco Cusanno, FilmMaker e creativo di rara sensibilità, che ha cucito per lei una storia delicata ed inquieta, aggiungendo nuovi personaggi e nuove atmosfere. 
Ci vedo tutti gli elementi per pensare ad un film... L'ambiente? Una casa del Monferrato impregnata di presenze, con le vetrate aperte su un mare di colline...

Qui sotto la sua ROSA



Rosa pensosa





grafite, penna a sfera e acquerello 
su foglio di recupero
1992



ROSA GUARDAVA DALLA FINESTRA PENSOSA

di Francesco Cusanno


Aveva bevuto. Triste. Il sole splendeva la giornata fredda intensa. L’aria la sentiva che schiacciava fino a dentro, infondo.
Era Rosa, ma vecchia, volava ancora di piccoli balzi, ma non bastavano. I pensieri lontani che la facevano volare erano diventati piccoli, corti da non uscire di lì. Una cosa non cambiava, il suo profumo. Se venivano a casa Adele, Paola, Clara insieme a Isabella, le sorelle, ridevano intorno a lei, si inebriavano. Alta, storta nei punti giusti, ne avevano tutti rispetto. Lei orgogliosa, supponente a casa sua, lasciava cadere con noncuranza come un tessuto di seta parti di sé. Le raccoglieva lui, uomo di casa che l’aveva portata in quella luminosa veranda. Prigione di una vita.
Vestito con un cardigan finto Missoni era un uomo buono, mani grandi, nodose. Pallido asciugato dall’età, ma buono.
Ma buono non basta. 
Metteva con cura i petali in un pezzo di carta di quaderno piegato a metà e li portava all’altra. Un piccolo dono semplice, pulito, apprezzato, vigliacco.


Iniziai così come una vecchia diva a lasciarmi andare, perdendo sete per strada e, più rimanevo spoglia più si acuivano i miei spini, maschi, vendicatori di una bella come ero.
Tu te ne sei accorto e mi davi da bere perché non morissi. Ma la tua cura ormai non era più solo per me.
Io senza il tuo calore pieno morivo in questa splendida giornata fredda intensa.
Addio mio caro.

Rosa





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