martedì 27 gennaio 2015

ALBA IN VESTE DI DAMA



Maria Giulia Alemanno © Alba in veste di dama
Matita copiativa su cartone -2012


Deliziosa nel suo abito color delle viole che la mamma le aveva cucito la sera dopo otto ore di lavoro in fabbrica, Alba si avviò verso la casa dell'amica che viveva nel quartiere dei ricchi, dove ogni porta si apriva su spazi da sogno. I suoi, dopo anni di stenti, erano arrivati in città da un paesino sperduto tra le colline, alla ricerca di una vita migliore. Avevano trovato due stanze in periferia, affacciate su un ballatoio con il bagno in comune. Si alzavano alle sei, tornavano che era ormai buio. Neppure l'ombra dell' esistenza ovattata della famiglia di  Dora, che di stanze ne aveva dieci e di bagni tre, uno per i padroni , uno per gli ospiti e l'altro per la servitù.
Eppure, quando Alba si affacciò alla sala da pranzo, adorna di stucchi candidi, mobili  e quadri antichi, tutta roba che i suoi non avevano mai visto,  nemmeno riprodotta sui calendari, il fratello di Nora, biondo e pallido come un paggio del re, ebbe un sussulto. Chi era mai la regina che avanzava verso di lui? Da quale palazzo arrivava? Quale mistero celava la veletta? 
Alba se ne accorse ed accennò ad un sorriso ma non disse una sola parola. Lo lasciò fantasticare. Tanto non gli piaceva. Nel suo cuore c'era posto solo per Gianni, il figlio del panettiere, che ogni giorno le regalava una pasta di meliga, ed il sabato  un cannolo  ripieno di zabaglione.  E poi  aveva un ciuffo nero come la pece che la faceva impazzire, i denti bianchi come la neve, ed uno sguardo carico di promesse e sensualità. Non poteva desiderare nulla di più. 

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