In un mondo di rumori assordanti e di colori urlati,
il messaggio in bianco e nero di Renato Luparia è uno straordinario invito all'essenza e alla meditazione. Una serie di scatti intensi e profondi, da interiorizzare in silenzio. Assolutamente da non perdere.
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Renato Luparia: stampa fotografica "Fine Art"
in una Mostra Fotografica di
RENATO LUPARIA
4 – 31 ottobre 2014
Inaugurazione sabato 4 ottobre ore 17.30
CASA D’ARTE VIADEIMERCATI
Via Vibio Crispo 3
VERCELLI
Orari: dalle 16 alle 20 su appuntamento
INGRESSO LIBERO
Info:
Telefono: +39 347 2554103 +39 328 672545
www.viadeimercati.it
S’ inaugura sabato 4 ottobre alle ore
17.30 la mostra fotografica “Il suono del silenzio” di Renato Luparia,
allestita nella galleria Casa d’Arte di Vercelli, in via Vibio Crispo
con i Patrocini del Comune di Vercelli e della Provincia di Vercelli.
In un momento storico di rumore assordante e di colori urlanti, il messaggio dell'artista è uno straordinario invito all'essenza e alla meditazione. Una mostra intensa e profonda, assolutamente da non perdere.
Luparia presenta stampe
fotografiche bianco/nero “Fine Art” su carta cotone, numerate e firmate
in edizione di 10. Le immagini rappresentano paesaggi del Monferrato con
nebbia e neve nei quali, come su un foglio da disegno bianco, spiccano
solo pochi elementi. Quando neve e nebbia cancellano ogni dettaglio
superfluo, solo i soggetti principali sono evidenti.
In tutto questo bianco sono gli alberi che, con i rami spogli, rivelano
la bellezza della loro struttura. Alberi a volte raccolti in bosco, a
volte allineati lungo un viale, oppure isolati in mezzo alla campagna
come testimoni dell’alternarsi delle stagioni, del tempo che passa
cambiando ogni cosa.
Spiccano i vigneti che disegnano le colline del Monferrato, quella zona del Piemonte tanto amata dal fotografo.
Il suono del silenzio di Renato Luparia
Luparia nasce a Casale Monferrato e risiede a Conzano (AL).
Fin da giovanissimo si interessa di fotografia. Collabora con giornali e
riviste e le sue immagini sono state pubblicate su libri e calendari.
I soggetti preferiti sono la natura, fiori e giardini e in modo
particolare il paesaggio, rappresentato con diverse interpretazioni
tutte molto personali.
Le sue stampe fotografiche “Fine Art” sono state esposte in mostre di
fotografia e d’arte contemporanea nazionali e internazionali e fanno
parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.
Il silenzio secondo Renato Luparia
Scrive la critica Luisa Facelli: “Lo
dico chiaro e tondo: pochi elementi della natura interpretano il
silenzio, anzi lo personificano, meglio di un albero. Pura armonia:
guardare e ascoltare. A orecchie dritte, come quelle delle piccole lepri
all’erta sulle colline del Monferrato. Le stesse colline di Renato
Luparia, nelle stampe fotografiche “fine art” digigraphie numerate e
firmate, in tiratura limitata, intitolate “Il suono del silenzio”, a
suggerire evocazioni di atmosfere sospese, in assenza totale di animali e
di esseri umani. In occasione della Collettiva di Fotografia d’autore
del 2013, a Villa Vidua, nella presentazione di questi lavori, rilevavo
il clima rarefatto della natura innevata, assorta misteriosa
protagonista. Nelle immagini, infatti, la nebbia si fa complice della
neve in un bianco/nero dalle sfumature fiabesche, da paesaggio
nord-europeo; il respiro antico della stagione invernale rappresentato
con essenzialità, restituisce visioni suggestive: la serie s’incardina
sul tema arboreo, caro alla sensibilità di questo foto-artista, con
significati reali e allusioni forse metaforiche. Altre riflessioni
analoghe, più avanti: perché ora mi preme dire che Luparia è un
fotografo appassionato, ma di grande controllo: non esagera mai. Nessuna
sudditanza tecnologica nei confronti del mezzo usato, per fedeltà a
un’idea di fotografia alta, antica (non antiquata): non servirebbe uno
strumento formidabile se lo sguardo fosse spento, tutto preso più dalla
tecnica che della visione. Non è questo il caso: ogni scatto viene da un
sentire immediato, ma che parte “da lontano”; senza chiederglielo,
perché non m’interessa stabilire né i suoi modelli né altre somiglianze,
azzardo che quanto a cultura fotografica, sul tema in questione,
vengono in taglio esemplarmente forse il “Cipresso nella nebbia” di
Ansel Adams, il “Sottobosco” di Man Ray, il grande albero solitario
(Senza titolo) di Jerry N. Uelsmann. Bastano e avanzano: riferimenti
siderali in bianco e nero. Ora, scendendo con i piedi per terra, credo
che senza qualcosa di questa e tanta altra cultura non si vada da
nessuna parte. La sobrietà nitida con cui si muove Luparia, la sa lunga
in proposito. Lì da vedere: di per sé già prova di uno stile e di un
tratto del carattere, improntato alla consapevolezza che non si deve mai
smettere di studiare, con discrezione, perfino nel porre domande
cruciali, a voce bassa: il silenzio austero degli alberi insegna
l’umiltà. Piccola summa della miglior tempra della nostra gente
piemontese? Ma sì, sfido chiunque a confondere questa sua cifra
personale così seria e onesta con la baraonda delle derive
semplicistiche di stampo “localistico” fine a se stesse (per capirci:
circolazione fotografica rozza di vigne, di campi, di fronde; quante
frasche in primo piano con in lontananza il solito edificio: niente
altro che cartoline anni Cinquanta, a volte perfino color pastello).
Riconfermo, quindi, con fermezza, il giudizio espresso sulle digigraphie
ora esposte alla Casa d’Arte: “L’albero nudo, solo in mezzo alla
distesa bianca, induce a ragionare sul sentimento di unicità con cui va
osservato ogni elemento del cosmo? E come interpretare lo sguardo sui
boschi di pioppi nel contrasto luce-ombra, acuito dall’effetto
lattiginoso? O le ondulate colline di vigneti a mezza via sulla carta
tra terra e cielo… e le teorie di gelsi, ingoiati, come in dissolvenza,
dalla nebbia? La riflessione è spirituale: il libro della natura,
spalancato sotto i nostri occhi, è ancora in grado di stupirci. Così
l’attrazione per la geometria dei luoghi: tagli in diagonale,
angolazioni non convenzionali, prospettive ardite, l’intera grammatica
formale di Luparia può virare verso l’astrazione. La purezza delle
inquadrature, l’originalità dell’intera composizione suggeriscono
ipotesi, ma ad avere la meglio è l’emozione davanti all’immagine: fra
tentazioni sperimentali e perizia tecnica spicca l’autorevolezza di una
straordinaria vocazione per il landscape”. Insomma, non seducono solo le
piante rare della natura più esotica, ormai dietro l’angolo: si viaggia
tutti, oggigiorno, che diamine. Ostinatamente, con o senza valigia in
mano, io sto con i poeti: il gelso, il pioppo, la quercia, l’ontano,
l’acacia, e tanti altri, sempre e ancora, da Pascoli a Pasolini, magari
via il Rigoni Stern di “Arboreto selvatico”o più ancora il Conti del
recente “Il grande fiume Po”: presenze di bellezza, ovunque, e anche qui
da noi, attorno ad acque placide e temibili, a volte selvagge da
addomesticare. Il nostro stupore si rinnova così, anche attraverso gli
alberi di Renato Luparia. Nell’abbraccio di colline, risuonano di questo
sentimento tenace e silenzioso, come lo scorrere del tempo”.
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