martedì 2 settembre 2014

PITA. UNA MOSTRA ANTOLOGICA DI PATRIZIA DEAMBROGIO A VILLA VIDUA, CONZANO (Al) - SIRENE, TAVOLI, TEIERE E ALTRE MERAVIGLIE


Pita, Patrizia Deambrogio: Donna a testa in giù 
olio a su tela
cm 90 x 80
2004

PITA

una mostra antologica di

Patrizia Deambrogio

a cura di
Maria Giulia Alemanno

Francesco Cusanno
Angioletta Deambrogio
Massimo Olivetti
6 – 28 settembre 2014
Villa Vidua
Via Don Francesco Oddone, 5
CONZANO
(Alessandria)
Inaugurazione sabato 6 settembre, ore 18.30
Orari
sabato e domenica: 10 -12 / 15 -19
altre visite sono possibili su appuntamento
Ingresso libero
Con il patrocinio del Comune di Conzano
ed il supporto di:
Il Magico Teatro, Associazione Culturale Onlus Eleggua, 
Il Labirinto
In catalogo testi di
Emanuele Demaria, Sindaco di Conzano,
Maria Giulia Alemanno, Francesco Cusanno, Massimo Olivetti.
Riproduzioni fotografiche e progetto grafico di
Chiara Catellani
Info:
pitadiario.tumblr.com
tel. 347 6413200 -340 9050571


Pita, Patrizia Deambrogio: Dubbio


A Conzano (Al) le sale settecentesche di Villa Vidua  accolgono  dal 7 al 28 settembre 2014 una mostra antologica di Patrizia Deambrogio, per tutti Pita. E PITA non poteva che essere il titolo dell’esposizione, la sintesi del percorso, breve ma intenso, di un’artista che ha saputo raccontare con le tecniche più disparate la fragilità dei nostri tempi, filtrandoli attraverso la lettura disincantata delle proprie inquietudini e dei propri sogni.
Nata a Varallo Sesia nel 1952, Patrizia Deambrogio trascorre la giovinezza a Casale Monferrato e  frequenta nella seconda metà degli anni ‘60 lo storico  Liceo Artistico di Via Accademia Albertina a  Torino in un clima di grande fermento sociale e culturale che coinvolge studenti e professori. Due insegnanti in particolare, Mauro Chessa e Francesco Casorati, lasciano in lei un segno indelebile.
Trasferitasi a Milano si laurea in Architettura e si dedica all’insegnamento. Entra in contatto con il movimento femminista ed inizia ad interpretare, attraverso il disegno,  la complessa realtà del momento.
Le sue strisce essenziali e fulminanti sul mondo femminile, che non ha mai smesso di esplorare, le valgono  nel 1987 il 1° premio disegnatrici umoristiche “Leggere donna” a Ferrara.
Nei primi anni 80 è a Pienza dove inizia a sperimentare nuove forme espressive nella bottega di ceramica aperta dal marito, Dino Cusanno. La Toscana l’incanta ma al contempo sente il peso della perfezione che la circonda. Inizia a parlarne in forma di racconto e in quadri di dilatata solitudine.
Nel 1987 torna a Casale  ed è quello il momento più prolifico. Lavora assiduamente con il Magico Teatro, si dedica ai laboratori per  ragazzi, allestisce mostre, progetta installazioni. Il suo buen retiro è la vecchia casa di famiglia di Frassinello, irrinunciabile crogiuolo di affetti e  creatività.
Tutto finisce nel 2004.


Questo scarno riassunto di una vita si rende necessario per inquadrare i vari periodi della sua ricerca, ognuno strettamente legato ad un luogo. Torino, Milano, Pienza, Casale Monferrato sono state per Pita tappe fondamentali, snodi d’esistenza. Ed è seguendo questo stesso percorso che si articola la mostra di Villa Vidua, un viaggio a ritroso compiuto con lei e grazie a lei, tra segni e colori, carte trasparenti e sovrapposte, tele grezze, materiali di recupero utilizzati con estrema levità ed eleganza. Pita riusciva a dare dignità ad una tessera di mosaico, ad uno spartito strappato, ad un chiodo arrugginito. Non collezionava, raccoglieva. E lo faceva in modo sistematico, privilegiando ciò che gli altri avrebbero scartato. Come dal cilindro del prestigiatore estraeva da scatole e cassetti pochi elementi, li assemblava e ne faceva un’opera, spesso accompagnata da brevi pensieri mai  descrittivi, sempre integranti.
Scrive il critico d’arte Massimo Olivetti nella presentazione in catalogo: 
“La parola che più sento vicina a definirla è poetessa,  una poetessa che cercava di dipanare i fili del proprio essere dentro una trama pluridimensionale. Guardava la Luna dentro il pozzo e si stupiva che pur così vicina fosse irraggiungibile. Così si può capire come non fosse possibile per lei sottostare ad una sola forma espressiva, ad un’unica tecnica, ad un solo linguaggio.”
I molteplici linguaggi di Pita riproposti a Villa Vidua comprendono – e non è che un elenco sommario – i fogli che indagano ora con ironia, ora con amarezza, il rapporto uomo – donna, le tavole della “Settima Luna” ispirate alla canzone di Lucio Dalla, la  tenera favola del Porcospino, le scatole che ospitano storie surreali sospese su tele quasi astratte, le sirene dalla coda bifida, simbolo di un femminile diviso tra istinto e ragione, i quadri  dei tavoli e delle teiere volanti, le tele verticali, così essenziali da escludere persino il telaio. E ancora ceramiche e piatti dipinti, un teatrino istoriato per il Magico Teatro, la riproposta di un’installazione ed “il Pendolo del Non Tempo” che scandisce soltanto le ore dell’ispirazione e della pittura.


La mostra è integrata da una sezione multimediale curata dal   regista Francesco Cusanno, figlio di Patrizia,  in cui verranno proiettati il primo lavoro video di ricerca dell'artista sui muri di Pienza e due libri illustrati sfogliati virtualmente, altrimenti di difficile consultazione per il pubblico.


Per meglio conoscere Pita  vi consiglio di entrare nel blog ideato da Francesco, autore del testo in catalogo “Mia mamma era un’artista”. Il
 PITA DIARIO non racconta soltanto i preparativi della mostra ma ci parla di lei attraverso i suoi  scritti, i suoi disegni, i suoi pensieri che Francesco legge, studia, commenta, per la prima volta analizza. Per ritrovare sua madre, per incontrare se stesso. 


Pita, Patrizia Deambrogio: Risveglio
 grafite, inchiostro di china, acquerello su carta


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